lunedì 28 febbraio 2011

Supermarine Spitfire PR IG

Foto di Gian Luca Cocchi
Da amante dello Spitfire in tutte le sue forme e versioni, non potevo non costruire una delle versioni da fotoricognizione, dipinte nel tremendo ed estremamente "so british" Camo Pink.
Il modello è un kit Revell scala 1/48 in scatola originale del 1979, dedicato alla versione Mk II. In realtà è un Mk I a tutti gli effetti, del Mk II ha solo il foglio decals, ovviamente inutilizzabile vista l'età. La scatola è stata rinvenuta in una scaffalatura dello "stanzino dei miracoli" del negozio Hobby Center di Parma. Due parole su questo negozio, storico a dir poco per la nostra città: lo frequento da più di trent'anni, prima al seguito di mio padre (vedi post di apertura blog) e poi autonomamente, e da che mi ricordi io, non è cambiato di una virgola in tutti questi anni! Le generazioni modellistiche si sono succedute, e se trent'anni fa le parole più utilizzate da mio padre in quella sede erano "Simone, stai fermo!" ora le mie, che ci vado con mio figlio Federico, sono "Fede, stai fermo!".
Si, perchè Bruno (il titolare) ha la caratteristica di disporre tutto il materiale come un gigantesco domino, e al minimo movimento poco accorto si può innescare una caduta a cascata di scatole, cataloghi, colori e quant'altro! E poi c'è appunto lo stanzino dei miracoli, dove puoi trovare scatole che giò trent'anni fa erano nella stessa identica posizione, e per un nostalgico come me, non fanno altro che dirmi "ti prego, portami con te, ho soggiornato fin troppo qui..."
Impietosito dall'invocazione dello Spit in questione ho deciso di portarmelo a casa, unitamente al suo compagno di scaffale, un P-51D sempre in 1/48, sempre della Revell, sempre dello stesso anno.
Il modello è ovviamente datato, con interni modestamente dettagliati, pannellature in positivo e alcune inesattezze di linea (schiena troppo dritta, assenza del caratteristico gull wing nella parte posteriore del cassone alare centrale), ed avendo in casa uno Spit Tamiya destinato ad un Mk I con schema continentale classico, ho optato per questa versione alquanto (cromaticamente) discutible...
Il colore Camo Pink, per chi non lo sapesse, è stato sviluppato degli Inglesi per i ricognitori che dovevano agire all'imbrunire e a bassa quota, con il cielo che assumeva per effetto dei raggi solari sulle nuvole un colore rosato.
Foto di Gian Luca Cocchi
Ho quindi effettuato le modifiche del caso, limitate a un foro per le fotocamere nel pannello appena dietro l'abitacolo e due sul ventre, appena dietro il bordo di uscita alare, riempiti poi di Cristal Klear per imitare le lenti.
Il colore Camo Pink è stato ottenuto mixando acrilici Tamiya rosso, bianco e giallo in proporzioni variabili, spruzzati non uniformemente per non appiattire il tutto.
I pannelli sono stati evidenziati con leggerissime passate a pennello asciutto con colore a olio Terra d'ombra con una punta di rosso a smalto Humbrol per richiamare la tinta rosata.
Sporcature e affumicature farie sono state effettuate con l'aiuto dell'aeropenna e una limitata micropittura a olio.
Le decals provengono da un mix di recupero, se non ricordo male le coccarde sono di uno Spitfire Mk 24 Airfix e i codici LY sono le vecchie decals Revell bianche (o meglio, gialle...) rifilate e spruzzate con la giusta tonalità di grigio.
Per il momento posto solo due immagini fatte prima di un "incidente sul set", appena riparato il modello ne scatteremo altre e non mancherò di postarle.
Il modello finito ha suscitato (come onestamente immaginavo) l'ilarità e la curiosità generale, a partire da mio figlio Fede, che appena l'ha visto ha esclamato -"ma papà, un Spit rosa? È da femmina!"- per arrivare ai commenti di tutti i clienti del negozio Masterminiatures di Modena, dove l'amico Gian Luca ha dichiarato di non aver mai avuto un modello in vetrina che suscitasse tanta curiosità anche nel pubblico femminile!

Alla prossima

Lauch

sabato 26 febbraio 2011

Hawker Tempest II

Foto di Gian Luca Cocchi
Questo modello ha sancito la mia ripresa al modellismo statico un anno e mezzo fa. E' un kit Matchbox in scala 1/72, che mi scatena una miriade di ricordi d'infanzia (le scatole con i modelli stampati a più colori erano il mio mito!). Ricordo di averne consumati letteralmente almeno un paio, forse anche un terzo (non confermato), tutti rigorosamente costruite nella versione Mk VI con motore Napier Sabre.
Foto di Gian Luca Cocchi
Un quarto l'ho costruito per un amico postino negli anni '90, questa volta nella versione Mk II con motore radiale Bristol Centaurus e livrea pakistana.
Per il quinto della serie ho scelto ancora un MK II ma con livrea argenteea, riproducente un esemplare della RAF di base in Germania nell'immediato dopoguerra.
La finitura degli aerei della RAF, al contrario di quelli USA, non è mai stata in Natural Metal (almeno fino all'avvento dei BAc Lightning), ma erano bensì dipinti di color alluminio, esattamente come i velivoli postbellici della nostra Aeronautica Militare.
Foto di Gian Luca Cocchi


Foto di Gian Luca Cocchi
Ho quindi utilizzato l'alluminio Tamiya steso ad aerografo, con un pre shading e un successivo post shading, oltre ad un lavaggio ad olio sellettivo. L'effetto delle luci enfatizza notevolmente questi effetti che nella realtà sono decisamente più morbidi.
Le coccarde provengono da un foglio Aeromaster, tutti i codici e i serial number li ho stampati con una stampante laser su un foglio decal trasparente.
La basetta riproduce un angolo di aeroporto, più precisamente un area di parcheggio in lastroni di cemento, ed è stata sapientemente rifinita da Gian Luca Cocchi con la tecnica del pastello a olio dato a pennello.
Alla fine un modello semplice e senza pretese, costruito e dipinto nell'arco di una settimana, che mi ha riconciliato con il modellismo e riacceso la voglia di "modellare".

Foto di Gian Luca Cocchi


All'inizio era la plastica (stirene, più specificatamente)....

Ho cominciato questo blog senza, onestamente, sapere per quanto durerà e come si svilupperà... Una cosa è certa: in 36 anni di esistenza, gli aerei e più specificatamete il modellismo statico, hanno occupato una larga fetta del mio tempo. Tutto è comincianto grazie (o per colpa...) del grande Enzone, mio padre, che oltre a chiamarsi in realtà Giorgio (e chissà, un giorno seguendomi scoprirete il perchè di Enzone), mi ha portato con se per gli anni che ha praticato aeromodellismo RC, ovvero il radiocomando, sul campo di volo del Gruppo Modellistico Parmense. Sono quindi cresciuto a pane e ali, consumando letteralmente una sfortunata (ad avermi incontrato...) enciclopedia Storia dell'Aviazione dei Fratelli Fabbri, che conservo ancora, senza più sovracoperte, con alcuni tomi sfatti, ma piena di ricordi. E oltre che con l'enciclopedia me la prendevo con gli sfortunati kit Matchbox, Airfix, Heller, Revell che mi capitavano a tiro. Tante ore spensierate che non dimenticherò mai, come penso, tutti i modellisti della mia età. Poi il destino ha voluto, come per molti, una interruzione netta dovuta alla adolescenza, già complicata di per se, e complicata dalla scomparsa della mia cara mamma. Avevo 15 anni, mio fratello Enzino (che in realtà si chiama Marco) 12, e il grande Enzone si è fatto carico di noi due ragazzacci, ci ha fatto da papà e da mamma, e non ostante il nostro impegno a mettergli i bastoni tra le ruote ci ha fatti diventare due uomini. Probabilmente questo post è anche una scusa per ringraziarlo di tutto ciò che ha fatto e sta facendo, cosa che non sarò mai capace di fare a voce...
Ma tornando al modellismo, che rimane il protagonista di questo blog, è rimasto sempre presente, anche se in modo latente o comunque marginale, fino alla riesplosione, quella della maturità, alla metà degli anni 90. Con l'inizio del nuovo millenio mi sono affacciato, e non poteva essere altrimenti, anche all'aeromodellismo RC. 5 anni vissuti modellisticamente intensamente, tra mostre, manifestazioni aeree e aeromodellistiche, impegno sfociato alla fine nel settore editoriale specializzato, nel quale ho collaborato sia come consulente che a fianco di importanti editori.
Poi il matrimonio con Roberta, che si è convinta a diventare mia moglie, e la nascita di Federico, indubbiamente il mio modello più bello. Ancora un rallentamento di un paio di anni (fare il papà come lo intendo io è abbastanza impegnativo...) e poi si riparte, di nuovo, con quello che se parlassimo di Star Wars, sarebbe sicuramente Episodio Tre, e con il piccolo Skywalker al mio fianco (ma un secondo, se è così io sarei Dart Fenner..?)
Quindi, a conti fatti, ho ancora altri tre episodi a disposizione, e ora è il momento della prima Trilogia, quella che conta...
Per quest'ultima "ripartenza" devo ringraziare due persone in particolare, una per settore (statico e dinamico), senza il cui entusiasmo e il continuo coinvolgimento molte cose non sarebbero possibili; un grazie a Gain Luca e Roberto, a molti i vostri nomi non diranno nulla, ma se leggete questo blog sapete che vi sono sempre riconoscente...
Grazie a tutti quelli che parteciperanno, in modo attivo o passivo, a questo blog. E grazie anche a quelli che non lo faranno.

Simone Laucci